
Il tema dell’elettrosensibilità (EHS) è molto dibattuto sul piano scientifico e anche sul piano dell’opinione pubblica i pareri sono contrastanti; per fortuna esistono in ambito nazionale associazioni che si battono per il riconoscimento di queste malattie ambientali come l’Associazione Nazionale Elettrosensibili, sul cui sito (www.elettrosensibili.it) ho letto una notizia intitolata
Vivere in una caverna (news dell’11.11.2011), che merita di essere riportata.
Anna Cautain, 55 anni, racconta come un giorno del 2009, mentre lavorava all’università di Nizza, ha visto la sua vita trasformarsi in quella di un "animale braccato": alla fine ha scelto di ritirarsi in una grotta sperduta delle Hautes-Alpes insieme a Bernadette Touloumond per sfuggire alle onde del Wi-Fi e dei telefonini. La lettura di questa notizia suggerisce come gli ambienti ipogei siano di norma
zone bianche, aree cioè opache alle radiofrequenze e alle microonde.
Il pensiero corre immediatamente alle potenzialità offerte dalla speleoterapia come intervento profilattico di desensibilizzazione dagli effetti dell’inquinamento elettromagnetico.
(Fonte immagine e testo: Archivio Di Spazio, Speleomed, Osservatorio di Speleoterapia)
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