Speleoprofilassi è un neologismo tecnico da me introdotto (Di Spazio, 2013) per identificare le possibili nuove aree di intervento della speleoterapia. Allo stato attuale possiamo considerare 4 aree cliniche di pertinenza: la prima, quella internazionalmente riconosciuta da una cinquantina di studi indicizzati su pubmed, è la cosiddetta
speleoprofilassi respiratoria.
Le altre 3 aree sperimentali sono: la
speleoprofilassi e.d. (elettro-desensibilizzante) è dedicata a chi soffre per i danni generati dall'esposizione all'inquinamento elettro-magnetico.
In questi casi la permanenza in ambiente ipogeo, caratterizzato da valori del campo e.m. variabile prossimi allo zero, può rappresentare un approccio ragionato alla desensibilizzazione dagli effetti dell'elettrosmog. Azione molto simile può essere esercitata dalla
speleoprofilassi c.d. (chemo-desensibilizzante) rivolta a chi soffre di
M.C.S. (sensibilità chimica multipla) per le eccezionali condizioni microclimatiche dell'ambiente ipogeo(valori di allergeni e polveri inferiori ai 4,5 microgrammi per metro cubo di aria). In ultimo non deve essere trascurata la
speleoprofilassi psico-emozionale, un ambito interessante per il trattamento non farmacologico della sindrome da stress post-traumatico. (Fonte immagine; archivio Di Spazio)
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